Principale Arte, Cultura & Società La crisi della politica e della democrazia- Riflessioni del Prof. Pietro Pepe

La crisi della politica e della democrazia- Riflessioni del Prof. Pietro Pepe

Antipolitica e Populismo - i rappresentanti dei partiti devono evitare di alterare il clima politico REDAZIONE ALTAMURA - ALTA MURGIA

Prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia

Ricevuto una nota di riflessione, che pubblichiamo volentieri qui appresso,  da parte del Prof. Pietro Pepe, già Presidente del Consiglio Regione Puglia, sul sistema politico italiano e sulla tenuta della democrazia.

I rappresentanti dei partiti devono evitare di alterare il clima politico; sono loro che generano la disaffezione alla politica; le dichiarazioni rese ai giornalisti, alle TV con toni belligeranti manifestano intolleranza ad un dialogo costruttivo e ad una non convergenza del bene comune.

Se c’è una domanda che mi viene rivolta dai miei corsisti dell’Università della 3. Età e dai giovani è quella di chiedermi come sta la Democrazia italiana e dove è finita la Politica. Mi sono venuti in soccorso gli autorevoli e qualificati interventi del Papa, del Presidente della Repubblica Mattarella, del Presidente della Conferenza Episcopale, Mons. Zuppi, espressi a Trieste, partecipando alla 50. settimana sociale, che aveva come titolo “Dare un‘anima alla Politica” preoccupati per la significativa assenza dei cittadini al voto europeo.

Più volte Papa Francesco ha definito questa indifferenza verso la Cosa Pubblica il cancro della Democrazia. Il fenomeno dell’astensionismo, che pare inarrestabile è un continuo scivolamento, che certo non fa bene alla nostra democrazia. Infatti un Italiano su due non è andato a votare. Mai così pochi da quando si vota per l’Europa, un record nella storia repubblicana, peraltro con una tornata elettorale legata al rinnovo di alcune amministrazioni di grandi centri, e con i leader di partiti scesi in campo che, secondo tradizione, portano un afflusso maggiore.

C’è dunque un problema di fondo grave di tenuta del sistema democratico. Questa situazione trova le sue radici nella incapacità della Politica ad interpretare i reali bisogni della gente; nella sfiducia verso la classe politica, assieme alla quasi impossibilità di cambiare la gestione della Cosa Pubblica; senza dimenticare il disinteresse per le questioni europee che nel Mezzogiorno è più forte, dove l’unione non si vede. Del resto l’Italia non è eguale per tutti, non lo è per le prestazioni del Welfare né sul piano sociale ed economico. Si sono acuite con l’inflazione, le disuguaglianze e si sono ulteriormente dilatati i divari di cittadinanza.

Anche la chiesa, che aveva, per voce dei suoi vescovi, invitato ad andare a votare considera questa bassa partecipazione molto preoccupante.

A mio avviso è avvenuta una rottura, da tempo, di credibilità e di fiducia tra le “Istituzioni Politiche e i Cittadini”. Quali strade percorrere per riavvicinare i cittadini al voto? La classe dirigente deve una risposta organica che passi, innanzitutto da una seria riforma del sistema politico che promuova la partecipazione e la centralità dei cittadini; tutti, ciascuno nel proprio ruolo dobbiamo cercare di recuperare la rottura tra le istituzioni politiche e i cittadini. Parlando con la gente purtroppo riscontro una sorta di fatalismo del tipo: “non vado a votare perché le cose non possono cambiare”.

Una sorta, insomma, di pessimismo perché non viene percepito dal cittadino nessun processo di cambiamento. È venuto il momento che la politica si riprenda il suo ruolo ed interpreti in modo positivo la realtà offrendo le motivazioni giuste per il ritorno al voto. Purtroppo, devo registrare che l’attuale contesto politico è dominato dalla mediocrità. Si impone, perciò, un ricambio generazionale; è una classe politica che non ci faccia più vedere la scena raccapricciante della rissa divampata la sera del 12 Giugno 2024 alla Camera dei Deputati, nel luogo in cui si approvano le leggi, che di certo non invogliano i cittadini ad andare votare.

Un Parlamento, un Governo e una Maggioranza così sgretolata, incapace di osservare le più elementari norme del vivere civile, ha ottenuto immagini di violenza e di volgarità inaudite, è un serio campanello d’allarme. Certo gli argomenti in discussione, come la riforma del catasto e l’autonomia differenziata, imposta dalla Lega, erano di quelli ad alta tensione politica, che l’opposizione democratica ha percepito come una grave minaccia all’unità effettiva del Paese. Scene che si ripeteranno sicuramente con le altre due riforme, quella del premierato, voluto dalla Meloni e la riforma della giustizia pretesa da Forza Italia. Insomma è del tutto evidente la insana tentazione delle varie forze politiche di difendere più la casacca che la dignità dello Stato.

Ecco perché è doveroso partecipare sia perché il cuore della Democrazia è la partecipazione, che indica da che parte si vuole stare. Ed è l’unica risposta democratica alle ragioni del perché la gente non vota, e soprattutto, per allontanare le posizioni razziste e antisemite di alcuni nostalgici del totalitarismo del Novecento e di saluti nazisti emersi dall’inchiesta su alcuni membri del movimento giovanile di Fratelli d’Italia.

È maturo perciò il tempo per cui un ricambio generazionale si impone con un indispensabile ritorno dei partiti e della politica e con una formazione adeguata alla complessità del momento. Cioè agire da subito, con proposte di legge, di iniziativa popolare o con referendum per combattere l’astensionismo, “male oscuro della Democrazia”.

Sì deve iniziare in sintesi a varare la legge relativa alla vita dei partiti nel segno della trasparenza, anche reintroducendo il finanziamento pubblico e cercando di coinvolgere i cittadini nuovamente nelle decisioni politiche, creando altresì “Assemblee partecipative” in cui i pareri siano vincolanti per ipPartiti stessi.

La crisi della democrazia contemporanea nasce anche dalle difficoltà della Sinistra per aver ceduto la gestione delle passioni calde alla Destra, confinando la politica nel recinto della regione tecnica. La conseguenza immediata è stata  l’affermazione dell’antipolitica e del populismo che ha alimentato l’attuale direzione politica verso le destre Italiane ed europee: un segnale concreto di risveglio è scattato al II turno delle elezione europee che ha visto nascere in Francia una grande alleanza tra le forze (liberali, socialiste, democratiche) che non si riconoscevano nella destra di Le Pen; Seguito dalla vittoria dei laburisti inglesi, che va a confermare che il populismo si può sconfiggere.

Per farlo bisogna evitare di alterare il clima politico, specie in America, chiamato a votare a novembre, puntando ad esaltare il dialogo, il confronto tra la democrazia e i conservatori e difendere il sistema democratico.

Va dunque, adottato, anche per il sistema politico, il metodo sinodale, cioè decidere insieme, nella consapevolezza che il leaderismo fa sempre “Terra bruciata” in ogni tempo ed in ogni luogo. La crisi consiste, appunto, nel fatto che il vecchio muore e il nuovo non può nascere se non si reagisce da subito, e purtroppo il fenomeno è avvertito da pochi, ci vorrà tempo, impegno e pazienza per dare un’anima alla politica.

Cordialità

Pepe Pietro

     

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