La recente decisione dell’Unione Europea di declassare il lupo da “strettamente protetto” a “protetto” ha sollevato un dibattito fra agricoltori e animalisti. La proposta venne avanzata dalla Commissione UE alla fine dello scorso anno ed è stata approvata dai rappresentanti permanenti dei 27 Stati membri riuniti nel Coreper. L’Italia, che secondo Ispra ospita 3300 lupi ha votato a favore. Quattro Paesi si sono astenuti: Cipro, Slovenia, Malta e Belgio. Per Ispra non è più una specie a rischio estinzione. L’Italia è il paese che ospita più lupi.
La scelta ha portato opinioni contrastanti. Da un lato, gli agricoltori, rappresentati da Coldiretti, hanno accolto con favore la misura. Sottolineano la necessità di proteggere gli allevamenti e le comunità rurali dalle predazioni dei lupi. “Ora bisogna salvare le migliaia di pecore e capre sbranate, mucche sgozzate e asinelli uccisi lungo tutta la Penisola”, ha dichiarato Coldiretti. L’associazione sostiene il lupo non sia più in pericolo. Come sostiene anche Ispra. Il vero rischio oggi è la scomparsa della presenza umana nelle montagne e nelle aree interne, con conseguente degrado ambientale e aumento del rischio di frane e alluvioni.
Dall’altro gli animalisti la ritengono un regresso.
Le conseguenze potrebbero anche essere positive per tutti. Il lupo rimane una specie protetta. Ma in caso di singoli lupi particolarmente aggressivi se ne può decretare l’abbattimento.
D’altra parte pensare che solo a seguito di una legge l’animale sia protetto è irrealistico. Sempre da Ispra sono state trovate più di 1500 carcasse di lupi. E non sono tutte morti naturali.