Principale Attualità L’imposta di soggiorno a Bari

L’imposta di soggiorno a Bari

Apprendiamo da queste colonne che il Comune di Bari ha incassato alcuni milioni grazie alla nuova imposta introdotta a carico dei turisti che decidano di visitare la nostra città.
“Credo che i numeri registrati vadano oltre le più rosee aspettative a riprova che la strada intrapresa con l’introduzione dell’imposta di soggiorno è stata quella giusta. Il quadro che ci restituisce la piattaforma Paytourist conferma, infatti, la capacità attrattiva della nostra città, con una media di recensioni positive che si attesta su 4,3/5, cui si aggiunge il fatto che la stragrande maggioranza dei turisti -i nostri migliori alleati perché contribuiscono al passaparola- dichiara che tornerebbe volentieri a Bari”, commenta l’assessore allo Sviluppo locale e Turismo Pietro Petruzzelli.
Non dice però -forse perché non lo sa- quanto sia costato al singolo operatore turistico -e quindi alla categoria tutta- la tenuta della burocrazia necessaria all’assolvimento di tale compito. Infatti sembra che l’imposta sia a carico del turista ma il compito di riscuoterla e versarla sia a carico dell’ospitante che quindi è sanzionabile in caso di mancata riscossione o mancato versamento. Né dice quanto costa alla collettività e quindi al contribuente barese il controllo in termini di personale comunale dedicato a questo scopo; né dice inoltre quanto si danneggia il settore con questa politica di diffusione del terrore tra gli operatori. Infine comunque non va dimenticato che l’imposta rincara di fatto le tariffe e quindi il costo della vacanza pugliese e barese danneggiando l’intera economia locale.
Perché non lo dice? Perché le famigerate associazioni delle imprese non parlano?
Tutto ciò dimostra come ogni decisione politica abbia una moltitudine di conseguenze spesso ignorate se non sconosciute ai politicanti che se ne occupano. La continua burocratizzazione dell’economia, la persecuzione della burocrazia contro i nuovi imprenditori del turismo che si cimentano in questa nuova esperienza per metterli “in regola” seguendo regole spesso sconosciute anche agli stessi ispettori e certamente inutili, la provvisorietà delle regole stesse, il regime sanzionatorio che uccide imprese già indebitate dal caro materie prime e dalle tasse e dalla previdenza e dai costi bancari e da quelli dell’acqua,… in una parola sola la continua ulteriore complicazione e burocratizzazione della economia privata (che poi è quella che finanzia i percettori di tasse che popolano i Palazzi della politica) non è certamente quello che serve né allo sviluppo del sud, né all’Italia intera.   
Siamo certi che la introduzione della imposta di soggiorno -che, come visto, è certamente una svista in tutti i sensi- che mira a incamerare nuove entrate per finanziare iniziative attrattive che dovrebbero essere -come sempre lo sono state- finanziate dal bilancio ordinario, non è stata pensata per danneggiare volontariamente i nuovi imprenditori e l’economia locale e quindi confidiamo che dopo alcuni mesi di vigenza venga sospesa come anche l’intero sistema di controllo amministrativo conseguente. Le entrate pur cospicue sono nulla se rapportate al danno e al costo che comportano direttamente ed indirettamente alla nostra economia faticosamente tenuta su dall’eroismo dei nostri imprenditori.
Comunque questa marcia indietro dovrà essere realizzata senza ombra di dubbio perché dal prossimo anno molte di quelle strutture ricettive chiuderanno non tanto e non solo per la esosità letale dei costi fiscali, previdenziali, ecc. ecc. ma principalmente per la eccessiva concorrenza che si è venuta a creare. E tutto tornerà nello stallo di sempre: alla tanto comoda questione meridionale nella quale molti politicanti nostrani sguazzano e trovano alimento.
Canio Trione   

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