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Antonio Ghislanzoni – Abrakadabra

L’autore di oggi è vissuto nella seconda metà de l’800, un mazziniano convinto che pagò con il carcere la sua fede politica. Forse fu proprio la mancata prosecuzione degli studi in seminario che gli diede un piglio anticlericale.

Nel 1846 a 22 anni (era del 1824) si fece scritturare al teatro di Lodi come primo baritono. Poi scelse di scrivere libretti per opere e il suo capolavoro è l’Aida per Verdi col quale collaborò per la “Forza del destino” e “Don Carlos”.

Dopo il carcere in Corsica, fondò un giornale “L’uomo di pietra”. Diresse “L’Italia musicale”; fu redattore della “Gazzetta musicale di Milano”; diresse e collaborò a “La rivista minima” e più tardi, ritiratosi a Lecco, pubblicò il “Giornale-Capriccio”.

Questo libro. è il classico libro nel cassetto, libro un po’ bislacco e fantasioso che pubblica perché stimolato a farlo da un amico cui scrive anche una dedica nel libro stesso.

Un personaggio strano arriva in un paese, del quale non si sa il nome, una area interna di provincia.

Il signore che da l’idea di essere strano, forse un mago o chissà, diventa punto di riferimento del paese.

Ecco come presenta i notabili un ritratto di Antonio Ghislanzoni

” Il curato, il sindaco e il farmacista di C… per lui rappresentavano i tre partiti, la eterna invariabile trinità del pensiero umano, che a suo credere, era cominciata nella mente dei tre primi abitatori dell’universo.”

Il curato rappresentava il non possumus, la forza reazionaria; Il sindaco il liberale moderato o moderatore; Il farmacista l’uomo del progresso ad ogni costo, l’utopista rivoluzionario, che non ammette intervallo tra il pensiero e l’azione.

E’ singolare in un testo di tanti anni fa sentire parlare di futuro, un tempo che ci appartiene, come per esempio l’Europa unico stato.

Pensandoci bene è il frutto di una magia, come suggerisce il titolo, ma lo sarebbe ancora oggi. Peraltro un termne Abrakadabra, forse usato per la prima volta in un titolo, un termine che ancora oggi non si sa cosa significhi, a parte le solite elucrubazioni degli storici.

E’ una lettura che non stanca, si proietta nel futuro disegnando una realtà caotica.

La soffitta dei libri

La bellezza di una soffitta dei libri è che passi da autori noti ad altri meno noti. I quali ultimi. tuttavia, sono legati ad alcune opere straordinarie delle quali l’onore va al musicista, per esempio nel caso di Verdi, o di Ponchielli per parlare di un altro musicista che si avvalse del nostro autore.

La nostra operazione culturale consiste nel restauro della memoria collettiva. La rete ci offre questa opportunità.

Trovare il libro che altri egregiamente hanno messo online, notizie dell’autore dall’enciclopedia della rete, fare sunto e ricavare le note.

Il nostro Ottocento Letterario è davvero ricco.

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