Principale Attualità Un successo l’incontro al Museo Civico

Un successo l’incontro al Museo Civico

BARI – «Un libro, per parlare di Pace oggi a Bari» come abbiamo titolato noi annunciando l’evento, non sarebbe certo bastata la bella e attrezzata sala congressi del Museo Civico a contenere tutti gli ospiti annunciatisi se, questo sabato scorso, il nubifragio abbattutosi su Bari non ne avesse limitato o scoraggiato la partecipazione. Comunque riempiti per oltre metà i posti a sedere, è stato sicuramente un successo l’appuntamento “I Cavalieri di S. Nicola e Bari nel Mondo” organizzato dall’omonimo “Sacro vincolo Cavalleresco” e “Liberi Lettori” – rispettivamente a guida del dr. Giuseppe Massimo Goffredo e del dr. Marco Glaciale – che ha visto la partecipazione di relatori, oltre ai due citati e una moderatrice come Aurora Matilde Tanzi di Blevio, quali lo storico Francesco Ciriolo e il noto Paolo Caradonna: cui aggiungere, visto il tema e il nostro impegno anche su più testate, la nostra presenza al tavolo e con il nostro direttore Antonio Peragine in platea.  

Quanto è bastato a tener fede a quel “dibattito” promesso in locandina. E anzi andare ben oltre questo, aprendo inedite prospettive di dialogo anche transgenerazionale e di collaborazione per altri eventi culturali, e in qualsiasi sede, sia pure nella nostra sola veste di giornalista e soprattutto se poi è  «di Bari o Pace più che possibile» che si dovesse parlare: la ragione principale, d’altronde, per cui eravamo lì. Dopo la completa ricostruzione storica degli ordini cavallereschi di taglio laico del dr. Glaciale, infatti, ecco che invece le puntuali precisazioni e notizie aggiuntive del dr. Goffredo e dello studioso Ciriolo hanno finito col produrre una tale saldatura culturale, tra approcci così diversi, da mettere in tutt’altra luce un’appartenenza che non a caso vede un titolo minimo, almeno nella gerarchia nobiliare tout-court, ma sempre aggiunto con orgoglio a quelli pure altisonanti magari posseduti.

La prova, quest’ultima, che spiega l’assoluta infondatezza di un equivoco ricorrente e abusato: quello che vede questi forti sodalizi di matrice cristiana come esclusivi circoli snob di taglio aristocratico, o peggio ancora come consorterie massoniche (quasi sempre nel senso peggiore del termine) negando l’evidenza che «gli ordini cavallereschi sono un’élite culturale e solidale improntata ai migliori valori civili e religiosi di cui sono eredi, conservatori e portatori». Insomma quanto basta a spiegare anche il perché del fenomeno della crescente richiesta di entrarci da parte di persone che occupano ruoli importanti nella società, nelle istituzioni o sono esponenti della migliore imprenditoria.

Regole ferree per l’affiliazione nel rispetto di una tradizione che non concede spazio a eccezioni di sorta, sono comunque tante le richieste per divenire «fratelli di Fede e azione» che, plausibilmente effetto dei conflitti in corso che contraddicono i principi della nostra religione oltre che ogni logica di Realpolitik, si stanno registrando in un po’ tutti gli ordini cavallereschi: a fronte di un pacifismo diviso e confuso che non riesce a tradursi in un’unica e forte «protesta dal basso» contro la guerra, infatti, è questa probabilmente la risposta delle persone più colte e attente alla realtà che sperano così, extrema ratio,  di dare alla Chiesa la forza necessaria per prendere in mano la situazione e promuovere una credibile iniziativa di Pace che la ingarbugliata politica mondiale (che condiziona e ingessa anche la nostra) non è in grado di mettere in campo.

E comunque non certo un caso se proprio da Bari –  sulla scorta di quanto fecero nel 1990 per la Pace il Papa e Santo Giovanni Paolo II  e il premier Giulio Andreotti da qui – sono gli eredi dei primi custodi delle reliquie del Vescovo di Myra  (appunto i Cavalieri dell’Ordine della nave e di San Nicola) quelli che sin dallo scoppio della crisi ucraina hanno cercato di dare più impulso alle loro iniziative (la solenne “translatio reliquiae” con Venezia e il recuperato Vidua Vidue  ricalendarizzati  anche quest’anno, nonché il viaggio a fine mese al cospetto di Papa Francesco) al fine di risvegliare la coscienze sopite della società cristiana, ma anche laica, per far partire dalla Città  di S. Nicola un appello universale per uno stop alla guerra che nessuna diplomazia  del Mondo potrebbe poi ignorare.

Ruit hora”, col destino dell’Umanità in mano ai potenti della Terra che potrebbero anche per un errore scatenare una guerra globale e nucleare (v. Corriere PL.it dell’1 settembre scorso “Guerra: il futuro cominciato ieri“) in chiosa un altro equivoco da chiarire subito: nessuna voglia di protagonismo o un cercato primato sugli altri Ordini Cavallereschi – con cui invece i “Cavalieri di Bari” hanno già avviato contatti e stanno cercando di far quadrato – ma nelle loro intenzioni solo il desiderio, viribus unitis, di fare qualcosa per fermare i massacri in atto e magari promuovere una riflessione su un ritorno a un anche parziale “status quo ante bellum”.

Cioè a quell’Europa Est – Ovest in pace da 70 anni (capolavoro geopolitico del Papa Karol Wojtyla grazie anche al suo artifex sul campo, il pugliese “Nunzio itinerante” cardinale Francesco Colasuonno) che da sola era già l’ago della bilancia del Mondo, ma ora più che mai indispensabile, e da ricomporre, per fermare il processo di formazione già in atto dei due nuovi blocchi contrapposti per la supremazia assoluta sulla Terra e che, se dovesse vedere saldarsi definitivamente la “Galassia Russia” con l’Asia e il Medio Oriente (v. BRICS) si annuncia come il declino fatale dell’Occidente.

Lasciando ad altri momenti e àmbiti più approfondite analisi tecniche e pure un racconto sulla Verità negata che meglio della narrazione corrente potrebbe spiegare il come e perché dei conflitti in corso (il nostro “Zelano’s Mirror“ usato per rappresentare plasticamente il concetto) ci fermiamo qui. Ma con una consapevolezza sempre più forte e un ripetuto appello allo stesso tempo: «Solo da Bari, una Pace possibile» almeno oggi e in nome di San Nicola. E in modo indipendente, pensando al quasi miliardo e mezzo di cristiani nel mondo, e dunque senza nemmeno dover aspettare l’America o l’eventuale elezione di Trump per fermare la guerra. Nel frattempo, sempre a nostro avviso, il resto è solo il clamore mediatico di propagande contrapposte, se non fuffa bella e buona.                                                                                                            

Enrico Tedeschi  

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