Un titolo sicuramente di grande richiamo “Il MEDIO ORIENTE: CROCEVIA DI CULTURE, RELIGIONI E CONFLITTI,” comunque un colpo d’occhio, questo mercoledì scorso, l’ampia sala congressi della Casa dei Missionari Comboniani di Bari, piena in tutti i suoi 150 posti a sedere.
E dunque un successo questo appuntamento – organizzato dall’Associazione Fratelli Tutti, il Comitato per la Pace di Terra di Bari e i molto attivi Missionari Comboniani locali – per la presentazione del libro “Gerusalemme e Gaza. – Guerra e pace nella terra di Abramo”: l’ultimo libro fresco di stampa per la Scholè – Editrice Morcelliana a firma del Prof. Massimo Giuliani, docente di Pensiero ebraico all’Università di Trento, e collaboratore con giornali e riviste, tra le quali “Limes” e “Humanitas”.
Scritto a ridosso dei tragici eventi dell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 e inedita ricostruzione delle figure di Gerusalemme e Gaza nella Bibbia e nelle tradizioni rabbinica e islamica, un libro davvero importante, questo di Giuliani, per capire le radici culturali del conflitto israeliano-palestinese in atto, e dato alle stampe anche all’intuibile fine di ridurre un sempre più diffuso pregiudizio ostile verso il popolo ebreo, vista l’ondata crescente d’odio indiscriminato e crescente che lo sta investendo.
Un’operazione letteraria felice, dunque, anche perché si è tenuta lontana da ogni analisi sulle scelte dell’attuale governo di Israele, ora protagonista di una guerra frutto avvelenato anch’essa, se vogliamo, del verosimile tentativo in atto di un nuovo ordine mondiale al servizio di quelle che Joel Bakan ha chiamato Corporation’s, ma possibile solo stravolgendo tutti i precedenti equilibri internazionali.
A cominciare da quelli che reggevano un’Europa Est- Ovest che ha garantito circa 80 anni di Pace al nostro continente e che. fino a due anni e mezzo fa, era ancora un ben funzionante ago della bilancia e un deterrente naturale capace, di per sé, di ridimensionare in partenza le ambizioni di tutte le più grandi potenze mondiali in competizione tra loro.
Eccoci così all’oggi, col rischio concreto di una guerra che può cancellare l’Umanità, e al desolante quadro di una geopolitica mondiale divenuta un inestricabile groviglio di interessi contrapposti e incapace di avviare credibili dialoghi diplomatici per fermare tutto prima che sia troppo tardi. Quel dialogo che invece non è certo mancato, giusto per fare un esempio in scala infinitesimale, in questo incontro sempre in misurata armonia tra toni e contenuti: eppure l’ospite era il prof. Giuliani, lì solo con il suo libro e senza seguito, e idealmente contrapposto a una numerosa schiera di palestinesi e loro sostenitori, vista la presenza al tavolo dei relatori di Azmì Jarjawi della Comunità palestinese di Puglia e Basilicata.
Vincenzo Santandrea dell’Associazione Fratelli Tutti come moderatore a gestire scaletta e interventi del pubblico, al tavolo dei relatori Gabriella Falcicchio, Movimento Nonviolento, Università di Bari, Don Angelo Garofalo, Vicario Episcopale Cultura, Scuola, e infine Mons. Giuseppe Satriano, Arcivescovo della Diocesi di Bari – Bitonto, che ha poi chiuso questo appuntamento con un suo appello finale, cristiano e universale allo stesso tempo, al dialogo e alla Pace che hanno applaudito tutti.
Una serata davvero speciale, anche per qualità di contributi e interventi, un evento che alla fine ha risvegliato ben più di una speranza nel cuore di molti. Ma soprattutto si è rivelato un modello utile e vincente per incoraggiare qualsivoglia iniziativa analoga e per promuovere incontri anche tra associazioni diverse. D’altronde, inutile farsi illusioni: se tutti i pacifisti non si decidono a trovare almeno un credibile denominatore comune, a Bari come dappertutto, visti i disaccordi tra visioni diverse e una politica nazionale plausibilmente impantanata nelle sabbie mobili delle decisioni di Bruxelles a loro volte condizionate… beh non è che si possa andare molto lontano. E senza una forte «protesta dal basso» confortata da numeri importanti, non certo si potrà fare molto per quella Pace che invece vogliono tutti senza distinzioni di sorta.
E pensare che, se solo cristiani e laici raccogliessero l’appello “Urbi et Orbi” di Papa Francesco per uno stop alla guerra – e magari da Bari come fecero Papa Wojtyla e il premier Andreotti nel 1990 – l’arcobaleno che ora sta solo sulle bandiere brillerebbe invece in tutti i cieli del mondo al posto delle scie bianche di missili e aerei dispensatori solo di dolore e morte.
Enrico Tedeschi