Il governo italiano ha formalmente aperto due centri in Albania per la gestione dei migranti salvati in acque internazionali. L’apertura è stata ritardata di qualche mese, perché il terreno sgretolato di un centro doveva essere riparato.
L’ambasciatore italiano in Albania, Fabrizio Bucci, ha affermato che i due centri sono pronti per gestire i migranti. “Ad oggi, i due centri sono pronti e operativi”, ha detto Bucci ai giornalisti al porto di Shengjin sulla costa adriatica dell’Albania, dove sbarcheranno i migranti. In base a un accordo quinquennale firmato lo scorso novembre dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal suo omologo albanese, Edi Rama, fino a 3.000 migranti soccorsi dalla guardia costiera italiana in acque internazionali ogni mese saranno ospitati in Albania.
Saranno inizialmente sottoposti a screening a bordo delle navi che li soccorrono prima di essere inviati in Albania per ulteriori controlli. Malgrado alcune inchieste giornalistiche nei mesi scorsi avessero denunciato ritardi problemi e possibili omissioni nei lavori per dare il via a questo progetto sperimentale del governo italiano, che sta ricevendo apprezzamenti da più parti anche a livello internazionale ( basti pensare agli elogi ricevuti dal premier laburista Starmer a metà settembre nella sua visita a Roma, proprio in merito all’accordo stipulato tra Meloni e il premier albanese), da ieri i due centri in Albania sono finiti e già pienamente operativi. “Partirà probabilmente tra qualche giorno in termini operativi il protocollo che ormai tutti conoscono tra Italia e Albania che vuole essere una soluzione innovativa in tema di governo dei flussi migratori, di lotta ai trafficanti di esseri umani e sicuramente anche questo è molto importante”, ha detto a riguardo la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, al Med9, il vertice dei Paesi del Mediterraneo, in corso a Cipro. I due centri costeranno all’Italia 670 milioni di euro in cinque anni.
Le strutture saranno gestite dall’Italia e saranno sotto la giurisdizione italiana, mentre le guardie albanesi forniranno la sicurezza esterna. A dare la notizia dell’apertura dei centri è stato l’ambasciatore d’Italia a Tirana, Fabrizio Bucci, nel corso di un sopralluogo al campo di accoglienza di Shengyin. «I due centri sono operativi e siamo pronti ad accogliere i migranti», ha dichiarato. A Shengyin, appena scesi dalla nave, i migranti saranno sottoposti ai controlli sanitari e all’identificazione, dopo essere stati rifocillati. Successivamente e in giornata saranno trasferiti a Gyander, dove funzioneranno tre sezioni: un Cpr per i rimpatri, quella destinata a ospitare i migranti che hanno chiesto asilo e attendono una risposta e infine un piccolo carcere.
L’accordo Rama-Meloni, annunciato il 6 novembre 2023, prevede che l’Albania ospiti piattaforme di sbarco per persone intercettate durante attraversamenti non autorizzati dei confini e soccorsi in mare dalla Guardia Costiera italiana, dalla Polizia di Frontiera e dalla Marina Militare.
Secondo l’accordo, l’Albania concede due aree del suo territorio (Shëngjin e Gjadër) al governo italiano che vi edificherà due strutture ricettive. L’accordo specifica che in queste porzioni di territorio albanese si applicherà la giurisdizione italiana. E’ il primo caso a livello europeo e ad indicare dal riscontro che sta avendo tra le cancellerie europee, potrebbe presto diventare un modello da seguire, magari per prima proprio dalla Germania che in più occasioni per voce del suo ministero dell’interno, ma anche dello stesso cancelliere Scholz ha elogiato la politica degli accordi intrapresa da Giorgia Meloni. Ma anche in Europa la commissione europea sta guardando con grande interesse a quanto fatto dalla premier italiano in tema di migranti, e non è un caso se la Von der Leyen abbia seguito la presidente del Consiglio in divesre missioni in Africa per firmare memorandum d0 intesa, come quello stipulato con la Tunisia lo scorso anno.
“L’accordo di cooperazione con l’Albania per allestire strutture di gestione dei flussi migratori in territorio albanese con procedure accelerate, rappresenta una attività innovativa. Un modello da seguire che dimostra come si possa collaborare concretamente sui fenomeni migratori ragionando in una dimensione europea, per consentire all’UE di controllare i suoi confini esterni, evitando che siano i trafficanti di essere umani a decidere chi e quando far arrivare in Europa” Ha spiegato, qualche settimana fa, Nicola Procaccini, il co- presidente dell’Ecr gruppo di cui fa parte Fdi al parlamento europeo.
Vincenzo Cacciopoli