Oggi l’Albania, nonostante le turbolenze politiche interne, aprirà il primo capitolo dei negoziati per l’adesione all’Unione Europea, in occasione della Seconda Conferenza Intergovernativa tra l’Albania e l’Unione Europea, che si terrà a Lussemburgo. Tuttavia, la storia delle relazioni tra l’Albania e la famiglia europea risale al 2003, Tirana, insieme ad altri paesi dei Balcani occidentali, fu identificata come possibile candidato all’adesione all’UE durante il vertice del Consiglio europeo di Salonicco del giugno 2003. I colloqui si concentreranno su cinque questioni chiave, tra cui il sistema giudiziario, il controllo finanziario e gli appalti, mentre l’Albania lotta contro alti livelli di corruzione, lentezza dei processi giudiziari e limitata libertà dei media.
L’Albania avvia i colloqui di adesione all’UE
La data del 15 ottobre entra nella storia dei rapporti dell’Albania con Bruxelles che segna il primo capitolo dei colloqui di adesione all’Unione Europea, per le questioni fondamentali. Si tratta di una lunga strada iniziata con la firma nel 1991, quando Tirana stabilì relazioni diplomatiche con la Comunità Europea. Dopo 15 anni, il 12 giugno 2006, l’Albania è riuscita a firmare l’Accordo di Stabilizzazione-Associazione con l’UE. In questi tre decenni, l’UE è stata il maggiore finanziatore dell’Albania. Ci sono voluti tre anni perché Tirana presentasse domanda per lo status di paese candidato all’adesione all’UE il 28 aprile 2009 a Praga, durante la presidenza ceca. Nel frattempo, nel dicembre 2010, si è concretizzata la liberalizzazione dei visti per gli albanesi nell’area Schengen. Dopo cinque anni di attesa, il 24 giugno 2014, l’Albania riceverà lo status di Paese candidato all’Unione Europea.
I colloqui di adesione Albania-UE inizieranno con corruzione, controlli ed equilibri
L’adesione dell’Albania e dei paesi dei Balcani occidentali è stata significativamente influenzata dalle dinamiche di sviluppo all’interno della stessa Unione Europea. L’Albania non è riuscita nei successivi dieci anni a ottenere una data per l’effettiva apertura dei negoziati, ostacolata anche dal veto di Francia e Paesi Bassi dichiarato nel 2018 con la pretesa di scarsi risultati nella lotta alla criminalità e alla corruzione nel Paese. Difatti, per l’Albania, le condizioni di base includevano l’elaborazione e l’attuazione di una riforma elettorale, risultati concreti nella lotta contro la criminalità e la corruzione, la creazione della SPAK, la procura anti-corruzione, l’ufficio investigativo, il progresso del vetting, il perseguimento di pubblici ministeri e giudici esclusi dal controllo. Sebbene l’Albania non abbia forze politiche antioccidentali, i ritardi nel processo di integrazione sono legati anche alla mancanza di consenso politico tra i principali partiti del Paese per le riforme richieste da Bruxelles da anni. Le sfide dell’integrazione europea continuano ad essere legate ai progressi del paese nel consolidamento della democrazia, dello stato di diritto e dell’economia di mercato.