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“Halloween e la sua capacità di esorcizzare la paura della morte.”

Come la festa celtico-pagana per eccellenza aiuta a deridere la morte e a riconoscerla come un passaggio fondamentale del ciclo di vita di ogni persona.

Dal Mondo – Il 31 ottobre è divenuto ormai un appuntamento annuale e immancabile per grandi e piccini in diverse parti del globo.

Halloween è una festa antica che scuote nell’animo delle persone tanto paura e brividi quanto divertimenti e burle. Questo rapporto di interdipendenza tra il terrore e l’ironia è da sempre legato alla capacità di comprensione da parte del singolo individuo che “la paura non fa paura!”, ossia che, in realtà, ciò che si teme non è poi così minaccioso, anzi, in questo caso, tale atteggiamento favorisce il potere e il controllo di se e dell’ambiente circostante. In questo modo, l’individuo riesce anche a costruire una buona autostima di se oltre che accumulare strategie ottimale per gestire le fobie.

La paura diviene ricreativa, si pensi ad esempio alla produzione di pellicole cinematografiche e serie TV divenute molto famose negli anni, e che permettono alle persone di migliorare le loro abilità di gestione dello stress e dei disturbi ansiogeni.

Le origini di Halloween sono molte antiche, come accennato, e in Italia coincidono con la vigilia di Ognissanti. Questa festa ha, però, origini pagano-celtiche e nei secoli passati era significativa per segnare il passaggio della conclusione dell’estate e l’inizio della stagione autunnale, celebrata proprio il 1 novembre.

La leggenda narra che nella notte del 31 ottobre ogni anima maligna e senza pace inizia a vagare; questi spiriti sono scrutabili nell’oscurità e tra le ombre e sono descritti con enormi fuochi al posto degli occhi.

Nel corso degli anni, questa tradizione si è arricchita di elementi più sinistri ed esoterici, incarnando vere e proprie anime dei morti, ma anche streghe e personaggi fantastici, come vampiri, licantropi e mostri di vario genere.

Oggi, molte università hanno indagato il rapporto tra la paura, l’effetto di benessere che scaturisce dall’atto di esorcizzare le proprie fobie e le tradizioni pagane relative la festa di Halloween. Di queste si può ricordare l’Università di Aarhus danese e il team della Recreational Fear Lab, i quali hanno selezionato un gruppo di persone e li hanno collocati entro una “casa stregata”. A ogni partecipante è stato richiesto di indossare un cardiofrequenzimetro e di rispondere a una serie di questionari. Dai risultati finali è emersa una curva a U, secondo cui la relazione che sussiste tra paura e divertimento è data dallo stato di tensione che questa provoca, e opposta alla sensazione di noia, senza mai scadere nell’eccesso. Se la paura è, invece, percepita come violenta e aggressiva dal soggetto, tanto da perderne il controllo della situazione, allora lo stesso potrebbe vivere un’esperienza spaventosa, ma anche disorientante e incisiva il suo ciclo di vita.

La ricca simbologia halloweeniana include, inoltre, personaggi e oggetti inquietanti, che appartengono alla vita quotidiana e che diventano fonte di divertimento, come streghe, fantasmi, scheletri, zombi e bare.. Tutto ciò esorcizza varie forme fobiche, tra cui quella della morte e i taboo inerenti l’aldilà che influenzano ogni contesto umano. 

Nella notte di Halloween, la morte è resa innocua, grazie ai “treack or treat” (“dolcetto o scherzetto”) e ai festeggiamenti collettivi, ed è diminuito anche il tono drammatico che contraddistingue questo naturale fenomeno della vita di ogni essere vivente.

L’ironia e la comicità con cui si accompagna la morte diviene utile a essere meno angosciati dalla paura della morte e, al contempo, fa divenire consapevoli del fatto che non si può vivere per sempre, pur pretendendo dalla scienza di mantenerci giovani e in vita per lungo tempo. Una dimensione che si vuole prepotentemente allontanare dal nostro pensiero e dal quale si necessita mentalizzare  ed elaborare il fenomeno.

Coloro che, però, più apprezzano questa festa sono proprio i bambini.

Gli stessi sono erroneamente tenuti lontani dalla morte, in quanto adulti e loro tutori credono che questi non hanno capacità per comprendere pienamente tale evento. Parlare di morte con i minori è, infatti, considerato un “taboo primario”. Anche se i bambini hanno enorme dimestichezza con i mostri e i personaggi “cattivi”, poiché sono spesso quelle figure fiabesche che provocano eventi drammatici e morti entro le fiabe.

I più piccoli sono attratti da questi personaggi, in quanto sono i mezzi che filtrano e tendono a smorzare la collettiva paura della morte. Ad esempio, i bambini si travestono e acquisiscono le sembianze di quei personaggi che maggiormente stimano e che per loro hanno doti di forza e grande bellezza. Il gioco di calarsi nei ruoli di qualcun altro e il “far finta che” aiuta i giovanissimi a vivere con serenità questo fenomeno, a dispetto degli adulti che gli attribuiscono l’idea di finitudine e maligno, spesso a causa di un’educazione religiosa e imposta.

Insomma, Halloween come correttamente affermato da Stephen King è niente altro che “(…) il giorno in cui ci si ricorda che viviamo in un piccolo angolo di luce circondati dall’ oscurità di ciò che non conosciamo. Un piccolo giro al di fuori della percezione abituata a vedere solo un certo percorso, una piccola occhiata verso quell’oscurità.”

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