Un secolo di radio e 70 anni di televisione, la Rai è uno scrigno di storia del Paese, ha unificato la lingua, reso possibile la crescita culturale, documentato la rinascita post bellica, dopo una sporca guerra in parte vinta e in parte persa.
E’ stata la prima azienda di broadcasting in Italia ed è indubbio il suo ruolo fondamentale nello sviluppo dei media nel paese. Nel dopoguerra lancia la televisione, diventando rapidamente il principale operatore nel settore.
Nel decennio ’60 e’70 ha prodotto programmi iconici e ha contribuito alla diffusione della cultura italiana.
Dai primi sceneggiati che hanno unito la letteratura al cinema, il teatro settimanale con Eduardo e non solo, il maestro Manzi e la scuola in tv che ha trainato mezza Italia verso il diploma di quinta elementare. E poi lo spettacolo, i quiz di Mike Buongiorno, e…
Ma la storia si incrina già a partire dal boom delle radio libere, negli anni ’80 e dieci anni dopo parte la sfida delle privatizzazioni dell’emittenza e lo sviluppo della concorrenza di Mediaset, che avvia una fase di abbassamento generale della qualità, attraverso omologazione al ribasso.
Quella che nasce da quegli anni in poi è una vera audiocrazia che divide gli italiani tra chi sceglie Sua Emittenza Berlusconi e chi la televisione pubblica e questo risponde in qualche modo alla divisione politica del Paese.
Ma ora c’è il paradosso dell’omologazione. la Rai imita Mediaset, non a caso è Endemol la società che produce quasi tutti i programmi più ‘in’ della Rai e non solo:
Grande Fratello (Mediaset), MasterChef Italia (Sky), Affari Tuoi (Rai), Tale e Quale Show,(Rai), LOL – Chi ride è fuori (Prime Video), Soliti Ignoti – Il Ritorno (Rai), Caduta Libera (Mediaset), Cucine da incubo (Sky), Stasera tutto è possibile (Rai), Celebrity Hunted – Caccia all’uomo (prime video), Boss in incognito (Rai), Il Cantante Mascherato (Rai), Prova Prova Sa Sa (Prime Video), Da noi… a Ruota libera (Rai) e i due format originali italiani, esportati con successo anche all’estero, I Migliori Anni (Rai) e Avanti un altro!(Mediaset).
Tra le produzioni anche: L’Allieva (Rai), La Sposa (Raiplay), Anima Gemella (Mediaset), Mentre ero via (Raiplay), Un’altra vita (Raiplay), Provaci ancora Prof.!(Raiplay), Le Tre rose di Eva (Mediaset), Scomparsa (Raiplay), Sorelle (Rai)…
La Endemol è una società Mediaset. E abbiamo detto tutto.
Allora, guardiamo cosa è accaduto: omologazione piena, adeguamento non alla qualità, ma all’audience e la guerra sulle frequenze dell’etere.
Non a caso gran parte della stampa, proprio in questi giorni, sta parlando del bluff di Amadeus che ha lasciato la Rai per andare alla Nove, quasi per dire: senza mamma Rai non sei nessuno. Noi ci dissociamo da questo modo di narrare la televisione.
Pensiamo piuttosto, che fin dalle scorse stagioni abbiamo visto uscire programmi Rai trasferiti altrove come nel caso di “è sempre carta bianca” la domenica sera dove Bianca Berlinguer sui rete4 fa la guerra a Fazio e Report.
Bisognerà invece riflettere su questa incapacità della televisione pubblica a trattenere i suoi tesori. Anni fa Licia Colò, bravissima conduttrice del programma “Alle falde del Kilimangiaro”.” che faceva sognare sui viaggi intorno al mondo la domenica pomeriggio rimase senza contratto perché pressava un ‘rinnovamento’ per età.
Fu costretta per anni a fare un programma simile alla Tv del Vaticano (TV2000) prima del Santissimo Rosario ed ora è a la7 ogni venerdì, in prima serata, con “Eden – Un pianeta da salvare“,
E poi ci sono altri, come il grande Corrado Augias che approda a la7 con la Torre di Babele dopo che la Rai non gli offre più nulla e fa un programma che onora i suoi 89 anni. Insomma, la tv pubblica non riserva ad Augias lo stesso trattamento offerto a Piero Angela, coccolato fino alla fine, oltre i suoi novant’anni.
Citiamo anche Flavio Insinna anche egli a la7 con Famiglie d’Italia tutti i giorni alle 18.30, un gustoso spettacolo di gara tra famiglie, come il giornalista Massimo Gramellini, sempre a la7 con In altre Parole, programma che prima, parola per parola sillabava su Rai3.
Potremmo continuare con questa emorragia che pare inarrestabile come una epidemia e della quale Amadeus, mattatore di SANREMO è il più prezioso.
Ora è partito da poco col suo primo programma giornaliero di primetime alla Nove Chissà Chi è che , per ambientazione e cliché altro non è che ‘i soliti ignoti’ che girava sul primo canale della Rai.
E già si aprono altri scenari per lui, come la Corrida, una riedizione che farà furore,
Tutti a gufare ora, dopo lo smacco di Fabio Fazio che ha sradicato dalla Rai il programma Che Tempo che fa, di cui era autore e lo ha trapiantato tale e quale alla Nove, come il comico Crozza che con Fratelli Crozza , anche egli passato alla televisione californiana Warner Bros.
La quale ha detto recentemente di essere contenta di aver raddoppiato in audienze, da un anno all’altro e questo mostra il senso pratico statunitense che vede il risultato totale più che discutere del singolo programma, peraltro appena partito.
Piuttosto ora c’è il pericolo Sanremo e la differenza di audience tra il 2025 e il 2024: lo dimostra il fatto che la Rai sta correndo ai ripari celebrando il ricordo del festival della canzone italiana con cinque mesi di anticipo.
Perché in questo caso il discrimine non sarà quanto raccoglie in audienze ora Ama alla Nove, ma il confronto tra un festival e il precedente. Questo è quanto.