Principale Cultura & Società Cinema & Teatro ‘Giungemmo a liberar le stelle’

‘Giungemmo a liberar le stelle’

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Ieri sera, al Teatro  Tarentum di Taranto, prima assoluta di una commedia liberamente ispirata alla Divina opera dantesca.

 

Protagonista assoluta di questa commedia, che pur in una chiave esilarante, ha saputo trasmettere al pubblico messaggi estremamente attuali, Beatrice. La donna amata, celebrata, dal nostro Dante. Colei che nella Commedia rappresenta la guida per quell’elevazione spirituale  totale che porterà il nostro fantasioso poeta alla dimensione divina, fino alla contemplazione del Primo Amore.

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Gabriella Cardetta nei panni di Beatrice

Ma, se nella Commedia dantesca Beatrice svolge un ruolo fondamentale per la catarsi del sommo poeta, in questa commedia, scritta e ideata da Mauro Corsini, Beatrice  partecipa delle sofferenze che hanno portato al peccato donne celebri dell’Inferno dantesco.

Per sempre donne, per sempre stelle

Donne che si raccontano, dunque, prive del benché minimo senso del peccato, cosa del resto comune a tutti i protagonisti dell’Inferno.

Non c’è pentimento in esse e la loro damnatio è la sofferenza patita sulla terra  a causa di uomini che le hanno svilite, quasi negate nella loro dimensione.

Un universo al femminile, dunque, in cui Beatrice, interpretata  con estrema dolcezza da Gabriella Cardetta, scende dal Paradiso, sua dimora abituale, per calarsi nella realtà di una cantica che, al di là delle allegorie, rappresenta tutte le debolezze di un’umanità provata dall’inferno delle vita.

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Graziano Panaro, un Trilussa coinvolgente

 

A farle da guida un poeta trasgressivo quale Trilussa, reso da un bravissimo Graziano Panaro, che si confronterà con un Dante passionale, estremamente terreno, a cui ha dato colore e spessore interpretativo Francesco Bergami.

E così, tra una gag comica e l’altra, Beatrice giunge, unitamente a Trilussa, tra ‘li peccator carnali.’

Un cerchio infernale dominato da personaggi indimenticabili quali Paolo e Francesca ( sulla scena Angelo Battista e Sharon Percolla), Didone ( resa dalla magica e carismatica Ada Fasano), Cleopatra ( interpretata da una convincente Paola Feola) e per finire Elena ( Mimma Locritani).

Donne celebri, quindi, che si raccontano. Donne che  per una volta diventano protagoniste delle loro storie, ma anche delle loro fragilità, per lo più scaturenti da ruoli oggettivanti imposti da società al maschile.

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Didone ( Ada Fasano) domina la scena

E l’amore, quell’amore passionale, carnale, intenso, fisico che le ha condannate agli inferi, diviene salvezza e quasi le proietta in una luce nuova. Quella delle stelle

Considerazioni

Un compito arduo dunque per una compagnia amatoriale, sorta da due anni, come affermato dalla regista, Tiziana Sibilla. Colei che con straordinaria determinazione é riuscita a portare in scena, sia pure in una versione modificata, un testo di tale complessità, sia dal punto di vista interpretativo che contenutistico.

La prova di ieri sera della compagnia Capitolo Primo, di Taranto, ha convinto il folto pubblico presente. E questo ha risposto con entusiasmo alla ventata innovativa di questa rivisitazione in chiave moderna di personaggi famosi di un testo che ha fatto la nostra letteratura. Una rivisitazione che, sia pur ammantata di ironia, ci ha indotto alla riflessione.

Poi, è calato il sipario sulla nuova luce di stelle offuscate dall’inferno della vita.

Irma Saracino

 

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