Ippolito Nievo che conosciamo per ” Le confessioni di un Italiano” oggi ci delizia con questo piccolo libro che non supera le settanta pagine
Parla dei frizzi ormonali dei giovani nel nostro ottocento italiano, intorno alla metà del secolo.
L’autore è già in soffitta dei libri e rimando all’articolo precedente per la biografia di questo narratore idealista mazziniano
L’autore scrive nella premessa che si tratta di una storiella scritta a vent’anni alla stregua di ” avvenimenti spiacevoli e di rabbie puerili”
E come spesso accade in tarda età nel riprendere lo scritto giovanile e “non avendo il coraggio civile di abbrucciare questo libro, come esso meriterebbe”
Ma lo fa per richiamare alla mente i cari ricordi del passato e le persone, mettendo pure in guardia il lettore che pur attaccando col rancore vendicativo non ce l’ha con nessuno.
Ad esempio il primo personaggio Augusto in seguito sarà chiamato Attilio e poi Anonimo.
“ perché pure ei serve a richiamarmi alla mente qualche caro momento, e vedendo d’altronde le cose come sono e come erano e non attraverso il prisma del rancore vendicativo dichiaro, false assolutamente tutte le proposizioni in cui intacco minimamente l’onore, o la delicatezza di quelle persone a cui alludo coi nomi immaginari“.
Un testo divertente se lo leggete con attenzione. Poi lasciatevi cullare dalla prosa di un grande scrittore della letteratura italiana, sentirete le sinapsi addolcirsi.
Ecco come descrive il suo personaggio giovane che ha perso tre ore di luna con una donna
” ….e tre ore sono l’ottava parte d’un giorno, e un giorno la trentesima d’un mese, e un mese la dodicesima d’un anno, ed un anno (a voler darla lunga) la settantesima della vita, così egli conchiuse che non gli restava tempo da perdere, e si mise le mani in saccoccia per non più pensare. ”
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