Carolina Invernizio, un’autrice che appartiene al nord del Paese (Voghera 1851 – Cuneo 1916); è stata una scrittrice italiana, fra le più popolari autrici di romanzi d’appendice tra la fine dell’Ottocento e l’inizio Novecento.
La sua era una famiglia benestante, il padre un funzionario che si occupava delle imposte. Salotti intellettuali frequentati a Firenze nel 1865 – nuova capitale di Italia -.
I suoi sono scritti molto popolari, cioè più apprezzati dai lettori che dalla critica. Molti dei suoi volumi sono stati tradotti con successo all’estero, specie in America Latina.
Un gusto per il mistero e l’horror è evidente nei titoli di molti suoi romanzi, come Il bacio di una morta di oggi (1889), La sepolta viva (1896), L’albergo del delitto (1905), Il cadavere accusatore (1912), e non mancano le ambientazioni che in qualche modo precorrono il genere poliziesco.
Un’autrice che anche oggi starebbe bene nel panorama culturale di un genere, anche cinematografico molto in voga fra i giovani. Perfettamente in linea con la giornata di Halloween.
Come sempre, soprattutto per autori del passato non molto noti ora al grande pubblico, diamo cenno a qualche paragrafo iniziale per abituare alla lettura.
Ecco come inizia il romanzo di oggi “Il bacio di una morta”, mezza pagina per descrivere due sposi:
Dal treno che arriva alle dodici da Livorno, erano scesi alla stazione centrale di Firenze due giovani sposi, che attiravano grandemente l’altrui attenzione. L’uomo poteva avere ventidue anni o poco più, ed era di una bellezza delicata, quasi femminea.
Dal suo piccolo e stretto berretto da viaggio sfuggivano delle ciocche ricciolute di capelli dorati: gli occhi aveva nerissimi e pieni di dolcezza, la carnagione leggermente rosea, il naso affilato, la bocca gentile, aristocratica, con due piccoli baffi; il personale snello, vestiva in modo elegantissimo.
La sua compagna era piuttosto piccola di statura ed aveva il tipo bruno e procace delle andaluse. Capelli nerissimi, un poco ondati sulla fronte e che le cadevano sulle spalle in grosse trecce ripiegate: il volto di un pallore caldo, orientale, che faceva spiccare viepiù i suoi occhi di un celeste cupo; un paio d’occhi brillanti, voluttuosi, pieni di un fàscino singolare, e le labbra tumide, rosse, come un fiore di melagrano….
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Redazione Corriere di Puglia e Lucania
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