Il mercato dell’olio garganico soffre il peso di importazioni greche e prezzi in caduta libera.
Negli ultimi anni, il settore dell’olio d’oliva in Puglia, e più specificamente nel Gargano, ha subito una delle peggiori crisi economiche e produttive. La regione, da sempre conosciuta per la qualità e l’unicità del suo olio, è oggi travolta da una situazione drammatica che rischia di mettere in ginocchio l’intera filiera produttiva locale.
A pesare su questa crisi sono principalmente due fattori: l’aumento delle importazioni di olio d’oliva, soprattutto dalla Grecia, e il conseguente crollo dei prezzi sul mercato interno.La Puglia e, in particolare, il Gargano, rappresentano da secoli uno dei poli produttivi più importanti per l’olio d’oliva in Italia.
Questa terra, caratterizzata da uliveti secolari e tecniche di coltivazione tradizionali, ha sempre garantito un olio extravergine di qualità eccellente, particolarmente apprezzato sui mercati nazionali e internazionali. Tuttavia, la globalizzazione dei mercati ha introdotto nuovi attori e competitori, che hanno portato a una rapida crescita delle importazioni da paesi esteri, spesso a prezzi molto inferiori rispetto al prodotto pugliese.
La Grecia, in particolare, ha incrementato la sua presenza sul mercato italiano dell’olio d’oliva, esportando grandi quantità di prodotto a un prezzo più basso. Questo fenomeno è stato favorito da politiche commerciali europee che agevolano l’importazione di olio dagli stati membri, oltre che dai costi di produzione generalmente più bassi in altri Paesi del Mediterraneo rispetto all’Italia.
Di conseguenza, molte aziende italiane, per abbattere i costi e aumentare i margini di profitto, hanno preferito acquistare olio d’oliva greco da vendere sul mercato nazionale, spesso etichettato come “italiano” a seguito di una semplice lavorazione o miscelazione.
Il risultato è una progressiva perdita di competitività per i produttori locali del Gargano, che si trovano in una posizione di svantaggio economico. L’olio extravergine pugliese ha infatti un costo di produzione più elevato a causa delle tecniche di coltivazione tradizionali e dell’elevata qualità dei frutti raccolti.
Tuttavia, questa eccellenza non viene adeguatamente remunerata sul mercato, dove l’olio pugliese si trova a competere con prodotti esteri venduti a prezzi significativamente più bassi. Questo crollo dei prezzi ha reso insostenibile per molti agricoltori garganici continuare a produrre olio, e numerosi uliveti sono stati progressivamente abbandonati.
Oltre alle importazioni di olio greco, altri fattori contribuiscono alla crisi del settore. Tra questi, i cambiamenti climatici che hanno inciso negativamente sulla quantità e qualità dei raccolti, e la diffusione della Xylella, un batterio che ha devastato gli uliveti pugliesi, compromettendo interi appezzamenti di terra.
Questa malattia ha colpito duramente la regione e, nonostante gli sforzi per contenerla, continua a minacciare le colture locali, causando perdite economiche e scoraggiando nuovi investimenti.
In questo contesto, i produttori garganici si trovano in una situazione di emergenza. La concorrenza dei prezzi con l’olio importato e le difficoltà climatiche e sanitarie hanno ridotto i margini di profitto, spingendo molti agricoltori a considerare l’abbandono del settore o il cambio di attività.
Tuttavia, l’olio d’oliva del Gargano rimane un prodotto di alta qualità, con caratteristiche organolettiche uniche, legate al territorio e alla tradizione. Questo aspetto rappresenta un punto di forza che potrebbe essere valorizzato per rilanciare il settore.
Le soluzioni proposte per contrastare la crisi del comparto oleario garganico includono il sostegno economico da parte delle istituzioni, incentivi per l’ammodernamento delle infrastrutture e delle tecniche produttive e una maggiore tutela del marchio “olio extravergine italiano.” Promuovere l’olio garganico come prodotto DOP, identificandolo con il suo territorio di origine, potrebbe infatti aumentare il valore percepito dal consumatore e ridurre l’impatto delle importazioni estere.
La situazione resta complessa e richiede un intervento coordinato da parte di istituzioni, produttori e associazioni di categoria. È necessario sensibilizzare i consumatori sull’importanza di scegliere olio italiano e sostenere le eccellenze locali. Solo così sarà possibile tutelare un patrimonio culturale e produttivo che rappresenta l’identità stessa del Gargano e della Puglia, salvaguardando al contempo il futuro di numerose famiglie e comunità rurali che dipendono da questa attività.
In conclusione, la crisi dell’olio nel Gargano è un problema che va ben oltre la semplice competizione di mercato: è una questione di identità, cultura e sostenibilità economica per l’intera regione.
Barbara Rinaldi