Manovra di bilancio 2025: assenti tutela dell’ambiente, transizione ecologica e prevenzione dei rischi climatici
Le proposte del WWF Italia per natura, clima e agricoltura
Se la manovra di bilancio del 2024 segnava una battuta d’arresto sulle politiche ambientali, quella del 2025 non mostra alcun segnale di miglioramento.
Sulle politiche ambientali la parola d’ordine sembra essere “definanziamento”. Rispetto al 2024, il disegno di legge bilancio 2025-2027 fa registrare per il Ministero dell’ambiente un decremento del 9,4% (in termini assoluti -346,9 milioni). Una diminuzione delle spese in conto capitale che prosegue ulteriormente negli esercizi successivi fino ad arrivare nel 2027 a -38% rispetto al 2024.
Sconcertante, dato anche il contesto sociale, il taglio di 4,6 miliardi di euro in 6 anni del “Fondo Automotive”. Una scelta che, colpendo la transizione ambientale e sociale verso una mobilità a zero emissioni, mette a rischio il destino di migliaia di lavoratori e lo stesso futuro del settore in Italia.
Se sull’ambiente si taglia, si trovano invece 24 miliardi in 10 anni per un Fondo per generici interventi a favore di investimenti e infrastrutture, senza nemmeno indicare linee di indirizzo sui progetti da finanziare e le loro finalità.
“Sembra quasi che il Governo viva su un altro Pianeta e non si sia ancora reso conto che cambiamento climatico e perdita di biodiversità stanno ormai condizionando pesantemente la vita dei cittadini e la stessa economia, oltre all’ambiente”, dichiara Dante Caserta, Responsabile Affari Legali e Istituzionali del WWF Italia. “È necessario un cambio di rotta con investimenti pubblici capaci di affrontare la crisi climatica e ambientale che stiamo già vivendo: servono interventi per tutelare gli ecosistemi terrestri e marini, abbattere le emissioni climalteranti, promuovere un’economia verde, effettuare interventi di adattamento al cambiamento climatico”.
Ieri il WWF Italia ha partecipato alle audizioni dinanzi alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato depositando osservazioni e proposte di emendamento qui riassunte per filoni di intervento.
Ecosistemi e Biodiversità
Fondo per il Ripristino della Natura – Si propone un Fondo di 1 miliardo di euro per il ripristino degli ecosistemi sino al 2036 così da contrastare la perdita di biodiversità e promuovere la resilienza degli ecosistemi naturali. L’investimento permetterebbe all’Italia di raggiungere gli obiettivi fissati dal Regolamento europeo sul ripristino della natura e beneficiare così di servizi ecosistemici fondamentali come lo stoccaggio e il sequestro del carbonio, la regolazione della qualità dell’acqua e il controllo dell’erosione, l’impollinazione, la produzione di materie prime rinnovabili e la gestione del rischio idrogeologico.
Fondo per ecodotti – Si propone l’istituzione di un Fondo di 15 milioni annui per la realizzazione di ecodotti per il passaggio degli animali così da favorire la connettività ecologica dei territori e ridurre il rischio di incidenti stradali.
Centri Recupero Animali Selvatici – Considerate le funzioni dei C.R.A.S. in tema di tutela della fauna selvatica, si chiede il rifinanziamento dell’apposito Fondo per un importo pari a 1 milione di euro annui.
Clima ed Energia
Taglio ai Sussidi Ambientalmente Dannosi (SAD) – Va apprezzata la riduzione dei sussidi alle attività dannose per l’ambiente prevista dall’art. 7 della Legge di Bilancio, ma si può e si deve fare molto di più, a partire dal superamento delle agevolazioni per le auto ibride e dall’eliminazione dell’eccezione per “incenerimento senza recupero efficiente dell’energia” nel trattamento IVA sui conferimenti in discarica.
Fondo per il percorso di eliminazione dei combustibili fossili – Per imporre una forte spinta alla riconversione ecologica del sistema produttivo ed energetico del Paese, il Fondo dovrà promuovere la produzione energetica da fonti rinnovabili, la protezione dell’ambiente, il trasporto pubblico locale elettrico, con aiuti ai settori interessati così da garantire una transizione equa che non pesi sulle spalle di alcune classi già svantaggiate. Il Fondo va finanziato attraverso l’eliminazione del 50% annuo dei SAD destinati ai carburanti fossili (FFS) con un risparmio di 7 miliardi e la destinazione del 50% delle risorse provenienti dalle aste del sistema di scambio di quote di emissioni di gas ad effetto serra (ETS) per 3 miliardi.
Fondi ETS davvero per il clima – Tutti i fondi derivanti dalla messa all’asta delle quote di emissione ETS devono essere usati per la transizione verso la neutralità climatica, come previsto dalla normativa europea. Non un euro deve essere sprecato in progetti per tecnologie di non comprovata efficacia (o di comprovata inefficacia) come la cattura e lo stoccaggio del carbonio nel settore elettrico e il nucleare (i piccoli reattori non sono nemmeno alla fase di prototipi). Occorre assicurare che il Fondo Sociale per il Clima, previsto nel quadro dell’impiego dei proventi ETS, vada davvero ad attenuare l’impatto sociale della transizione.
Fondo nazionale di adattamento al cambiamento climatico – È indispensabile che il Ministero dell’Ambiente renda operativo il Piano Nazionale di Adattamento al Cambiamento Climatico (PNACC) favorendo interventi di ripristino ambientale e misure basate sulla natura. La creazione di un Fondo apposito permetterebbe di canalizzare in questo sforzo le risorse già esistenti per il contrasto al dissesto idrogeologico. Le risorse esistenti, però, non sono sufficienti e occorrerà individuarne di nuove, sia stornando quelle assegnate a opere inutili, se non dannose, come il Ponte sullo Stretto di Messina, sia tagliando le spese militari per i nuovi sistemi di armamento.
Fondo per perdite e danni – Alla luce delle sempre più frequenti emergenze legate alla crisi climatica, va almeno raddoppiato il finanziamento per il Fondo emergenze nazionali da portare a 100 milioni e da rinominare “Fondo nazionale perdite e danni” per inquadrarne meglio la funzione. In futuro andrà valutato il ruolo dello Stato nell’attenuare l’impatto degli eventi estremi per i cittadini, specie i meno abbienti o in condizioni svantaggiate.
Rischio idrogeologico
Interventi integrati – Attraverso il finanziamento del Fondo per gli interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico, migliorare lo stato ecologico dei corsi d’acqua e tutelare gli ecosistemi e la biodiversità (previsti già dal decreto-legge n. 133/2014), si propone di destinare 500 milioni di euro nel 2025 per conseguire l’obiettivo nazionale di 1.500 km di fiumi rinaturalizzati entro il 2030 (come previsto dalla Strategia europea per la biodiversità).
Agricoltura biologica e zootecnia
Fondo per la conversione agroecologica della zootecnia – Nell’attesa di una legge di conversione agroecologica della zootecnia che limiti l’impatto ambientale degli allevamenti intensivi, tutelando la salute delle persone e il benessere degli animali, si propone di istituire un Fondo per sostenere il passaggio a produzioni più sostenibili così da aiutare le imprese agricole a raggiungere gli obiettivi di tutela dell’ambiente e della salute umana.
Rimodulazione aliquote IVA – Si propone la rimodulazione delle aliquote IVA dal 10 al 22% per erbicidi, insetticidi e fungicidi, e dal 4 al 22% per i fertilizzanti, per disincentivarne l’uso.
Fondo per mamme e bebè – Si propone un Fondo da 100 milioni annui per incentivare il consumo di prodotti biologici certificati per le donne in stato di gravidanza e per i bambini sino a 3 anni, così da aiutare un settore agricolo importante in Italia e lavorare sulla prevenzione di malattie croniche connesse all’assunzione di alimenti con residui di prodotti chimici di sintesi
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