di Camilla G. Iannacci
Il tempo immaginario e i buchi neri ci riservano sorprendenti caratteristiche tramite nuovi modelli teorici.
Einstein non aveva ragione sulla non esistenza dei buchi neri che non solo esistono ma portano i nomi degli scienziati Schwarzschild, Kerr–Newman.
Pochi anni fa, Virgo e Ligo hanno individuato “due buchi neri di 66 e 85 masse solari, hanno generato un buco nero finale: il GW190521 di 142 masse solari, osservato tramite onde gravitazionali” ovvero si tratta di buchi neri super-massicci sulla cui origine i fisici rivolgono i lori studi per capirne l’origine.
Dopo questa scoperta la prof. Michela Mapelli, dell’Università di Padova e membro di Virgo ha parlato della necessita di rivedere i modelli teorici “che attualmente descrivono le fasi finali della vita di una stella massiccia”.
Come sempre la scienza è in divenire, rivede teorie e procede verso nuove conquiste per la conoscenza.
Il tempo immaginario e i buchi neri
Uno studio https://www.ansa.it/sito/notizie/topnews/2024/05/27/i-buchi-neri-sono-senza-tempo-e-impossibile-entrarci_dc57f017-6943-4044-a3f2-c5d8e8641cc2.html definisce i buchi neri come “senza tempo”: un’espressione che va interpretata alla luce della scienza.
La ricerca, apparsa su PhysRevD.109.104060, è stata elaborata dal Prof. Capozziello, del Dipartimento di Fisica dell’Università di Napoli, dalla Prof. Silvia De Bianchi, del Dipartimento di Filosofia dell’Università Statale di Milano e dal dr. Emmanuele Battista, e ha portato sconcerto e interesse non solo negli ambienti scientifici ma nei mass media.
“Entrando in un buco nero, il tempo diventa immaginario” afferma il prof. Capozziello in breve: il tempo, sperimentato sulla terra, assume, nel buco nero uno status del tutto differente tanto da poter parlare di una dimensione “altra” ove non vige il presente, il passato ed il futuro.
Il buco nero sovverte, in sintesi, il πάντα ῥεῖ – tutto scorre – di Eraclito in quanto il suo status è quello, paradossale per i terrestri, di un tempo che non fluisce.
L’orizzonte degli eventi e il tempo immaginario
“Quando si cade verso un buco nero, la velocità si riduce a zero, la curvatura diventa finita ed è impossibile entrare in esso” dichiara il Prof. Capozziello
Di conseguenza è improprio parlare ancora di “orizzonte degli eventi” che, alla luce di questa ricerca, è solo il punto in cui il tempo diventa immaginario.
“I buchi neri non sarebbero divoratori di materia” – come finora si conveniva – pertanto le “particelle non riescono a entrare nel buco nero” e la materia si accumula intorno ad essi. (Capozziello)
L’atemporalità e i buchi neri
Siamo di fronte ad uno status di atemporalità come hanno definito il fenomeno gli autori.
“Se oltre l’orizzonte degli eventi, il tempo diventa immaginario, non è più possibile trattare il buco nero come un sistema dinamico e non è possibile, per un qualsiasi oggetto fisico, entrare in esso” (Capozziello).
Un modello spaziale dei buchi neri nell’iperspazio temporale
Un cambio di paradigma è rinvenibile anche nell’intervento, in occasione del “14th International Conference General Relativity and Gravitation” – nell’estate del 1995 a Firenze – di S. Hawking che ha capovolto la visione dei buchi neri: da singolarità dello spazio implosivo del cosmo a singolarità – secondo il significato di Heidegger “Geworfanheit” – gettante energia continua ed anti-entropica nell’universo: un vero e proprio evento scientifico infatti il black hole immaginato da Hawking incurva lo spazio-tempo con curvatura negativa.
Un’interpretazione del discorso di Hawking
Prendendo le mosse dalle riflessioni di Hawking, Giacinto Plescia scrive che la superficie gravitazionale dell’universo s’increspa in negativo, secondo il ritmo dei numeri immaginari coniati da Hawking, fino a disvelare nell’ipospazio soggiacente il black hole, le superstringhe morfogenetiche del campo graviquantico: se simmetrico implodente, se a spin asimmetrici virtualmente aggettante nuova energia nell’universo, tanto da generare nuovi, o in passato, big-bang.
Plescia nota come Hawking ha disvelato, nell’abisso della spazialità relativistica einsteiniana, l’ipospazio soggiacente che non è un nulla o un niente ma superentità ipospaziale della topologia fluttuante.
Si può parlare, per Plescia, di un modello spaziale dei black hole virtuali dell’ipospazio e nell’iperspazio temporale.
Il nuovo modello dei black hole
Le parti stabili del black hole s’immaginano instabili, per la teoria dell’indeterminatezza di Heisenberg, pertanto non si potrà mai sapere con assoluta precisione, pur disponendo della migliore tèchne futuribile, quale status possiedono le particelle elementari ai confini dello spazio vuoto degli eventi interni del black hole: se statico e perciò impermeabile a qualsiasi fenomeno di attraversamento quantico, o instabile ed “ek-statico” e pertanto vibrante di gettatezze singolari, strane o virtuali.
Per Plescia https://www.giacintoplescia.it/pubblicazioni/ nell’ipospazio soggiacente il black hole, esisterà almeno una superstringa di particelle virtuali o superonde fotoniche o gravitoni, capace di attraversare l’orizzonte degli eventi da uno spazio-tempo ad un altro.
Una visione alternativa del cosmo
Se la scienza non ci inganna, e le riflessioni di Hawking sono dense di pregnanza e salienza, siamo di fronte ad un evento della visione del kosmos sconvolgente e paradigmatica al tempo stesso, capace di relegare a particolarità divertenti, tutte le teorie precedenti.
Ma anche pregnante talmente da disvelare modelli nuovi, utili per dispiegare gli eventi immaginati da Hawking https://frame-frames.blogspot.com/2020/03/giacinto-plescia-to-shawking-about-14th.html e svelare salienze inaudite ancora inimmaginabili.
Sono pensabili getti quantici instabili e virtuali, se simmetrici, creeranno un campo gravi-magnetico implosivo; se asimmetrici, un campo di fissione esplosivo estatico: genesi, dal “nulla” o dal “niente” o dal nihil cosmico, della materia o antimateria virtuale: singolarità dello spaziotempo, cronotopie della relatività quantistica.
Il modello topologico di S. Hawking
Analizzando con maggior attenzione, il modello topologico di S. Hawking alcune illuminazioni per eventi fondamentali della fisica sono possibili.
Di tanti, sono qui enunciati solo alcuni, forse non di immediata necessità temporale, ma in futuro, dotati di qualità virtuose essenziali.
Il chiasma ipospaziale del black hole può essere immaginato stabile e statico o instabile ed estatico, o strutturalmente stabile ed estatico.
Le curvature gravi-quantiche dello spaziotempo circondanti il black hole, si inabissano in singolarità ipospaziali virtuali tali da creare una curvatura positiva circolare e simmetrica alla corrispondente biunivoca: una superstringa infinitesima e quantica di dimensioni prossime alla costante di Planck (10 elevato-35).
Si eventuerà un chiasma ipospaziale, morfogenesi virtuale del black hole e di altri multiversi singolari o strani o immaginari.
Un modello metabolico del cosmo
Si disvela un modello metabolico cosmico che s’eventua dal nulla, o dal nihil, virtuale ma che forma un chiasma a stringa immaginaria e in generale un ipospazio virtuale immaginario.
Sarà quella morfogenesi cronotopica a stabilizzare un campo graviquantico estatico o pregnante di gravità quantistica.
In quella supersimmetrica singolarità, i black hole saranno, forse eternamente intangibili, statici, o supergravità delle cronotopie periferiche, ma generanti un campo ipospaziale comunicante e fluttuante e aggettante materia ed antimateria, particelle virtuali e strane, galassie e universi.
Ma quel che appare alla nostra visione non è altro che una composizione frattale della trivarietà ove i black hole possono disporsi nella più assoluta libertà nella cronotopia universale, senza alcuna stabile coessenzialità temporale e spaziale, tale da far apparire, singolarità uniche e inequivocabilmente distinte nell’universo, ma in realtà ben inserite nel campo graviquantico attraverso l’ipospazio virtuale di S. Hawking.
La bellezza dei numeri immaginari
Per conferire rigorosità e bellezza ad un simile modello di singolarità virtuale ipospaziale, è possibile inscrivere quel paradigma, descritto con i numeri immaginari, in varietà topologiche o meglio in trivarietà.