Principale Politica “L’Italia di destra”: pienone alla Fondazione Tatarella

“L’Italia di destra”: pienone alla Fondazione Tatarella

BARI – Prendi un moderatore del calibro di Lino Patruno, ex direttore de La Gazzetta del Mezzogiorno, scrittore e volto noto di Rai1 come critico letterario, Francesco Giubilei, scrittore, editore e opinionista molto richiesto dalle più importanti emittenti nazionali anche nella sua veste di Presidente di Futuro Italia e della Fondazione che ospitava l’evento e poi, dulcis in fundo, aggiungici pure Italo Bocchino, parlamentare di lungo corso, direttore de Il Secolo d’Italia e deciso controcanto della destra nei più seguiti talk televisivi…inutile pure chiedersi perché, nonostante i suoi circa 50 posti a sedere, si è poi rivelata troppo piccola l’accogliente sala conferenze della “Fondazione Tatarella” e assoluto presidio culturale di Bari ormai famoso a livello nazionale.

Fotografi e cameramen costretti a sguscianti equilibrismi e gente in piedi nei corridoi e nelle sale adiacenti, così venerdì sera e con padrone di casa Fabrizio Tatarella, per l’inaugurazione ufficiale del corso di formazione politica lanciata dalla istituzione titolata a suo zio e suo padre, e dunque l’occasione perfetta, anche per la presentazione del libro di Italo Bocchino “PERCHÈ L’ITALIA È DI DESTRA – Contro le bugie della sinistra” appena uscito per i tipi della Solferino Edizioni. Già un best seller annunciato e alla sua seconda ristampa, 250 pagine zeppe di nomi e fatti riportati con stile fluido ed efficace, un racconto della destra da Almirante alla Meloni imperdibile per chiunque voglia capire cos’è veramente l’Italia nei suoi sentimenti più tradizionali e profondi. E che dunque finisce di spiegare anche il perché, dopo oltre un decennio di governi politici e tecnici, il voto popolare abbia poi portato alla guida della Nazione il centro destra.

Un libro che è non solo una puntuale ricostruzione d’area, ma un viaggio nella storia del nostro Paese alla riscoperta delle sue vere radici identitarie «oggi però messe seriamente in discussione da un mainstream globalista e a segno prevalentemente progressista che non risparmia neppure la Chiesa» ecco come questa presentazione si è anche prestata per una riflessione condivisa col pubblico presente circa la responsabilità  della maggior parte della stampa corrente e dei media nel continuare a sostenere, tra l’altro, anche una presunta superiorità della sinistra in quella «Cultura che per sua stessa natura e definizione non può avere colori». Senza entrare nel merito di un peccato originale che risale alla separazione di poteri e influenze quando prese corpo la nostra Repubblica, quanto comunque basta, a nostro avviso, a spiegare – quasi una sorta di «Chi tocca la Cultura muore» – il perché dell’ossessiva attenzione dei progressisti su chiunque del centro destra vada a occupare quella casella per poi, cercando il pelo nell’uovo, trovare un qualche motivo per poter scatenare un poderoso attacco mediatico a lui e al Governo.

Star della serata, con il suo libro ancora fresco d’inchiostro, Italo Bocchino, tanti gli amici che sono venuti a trovarlo anche sulla base di ricordi comuni legati alla grande amicizia che lo legava a Pinuccio Tatarella, suo mentore e addirittura testimone di nozze, insieme a un’altra grande innamorata della Puglia, l’indimenticabile regista e premio Oscar Lina Wertmuller, per la sposa. Davvero tante le sue venute da noi compresa una sua storica puntata, non ancora parlamentare, in occasione di quello «scandalo silenziato» per come lo definì Felice “Cettino” Trotta di Bitonto che, pur essendo risultato vincitore con AN (al riconteggio dei voti della Giunta Parlamentare delle Elezioni) su Nichi Vendola di Rifondazione Comunista, venne beffato dal voto dell’Aula che non gli volle riconoscere la nomina a Deputato che invece il voto popolare gli aveva attribuito.

Una storia lontana ma tirata fuori dagli archivi della memoria per la conoscenza con Bocchino, ma anche perché è in quella riconferma di Vendola, come parlamentare al posto di Trotta e vero vincitore alle elezioni del 1995 che, a nostro avviso,  è iniziata la parabola ascendente del Nichi nazionale: quella che poi lo porterà, nonostante la costruttiva parentesi dei mandati svolti da Salvatore Distaso e Raffaele Fitto (FI) a divenire Governatore di Puglia per ben due volte consecutive (1995 – 2005). Cioè l’inizio di fatto di quel “ventennio rosso” che, pur nella Bari di Araldo di Crollalanza e nella terra di cui era “Vicerè” Tatarella, vede tuttora la sinistra saldamente al potere sia della Città Metropolitana che della regione: ossia quel ben stratificato e organizzato “monolite emiliano” con cui il centro destra dovrà fare i conti fra un anno, forte della sua nutrita pattuglia di parlamentari pugliesi sia a Roma che a Bruxelles, ma ancora non così coeso e attrezzato localmente, per quello che  abbiamo avuto modo di sentire e osservare, per una sfida così importante e letteralmente vitale per il PD.

E comunque tornando alla cronaca, al libro e alla guest star della serata, Italo Bocchino, abbiamo scorto tra il pubblico pure un paio di persone che sapevamo pacifisti e di orientamento progressista, ma che hanno fatto la fila, volume in mano, per l’autografo e la dedica. Lì per semplice ammirazione dell’autore o che, una cosa è certa: ed è che a sinistra, soprattutto dopo la vittoria di un Trump «peacemaker» dichiarato, sono molti coloro che stanno cominciando a interrogarsi su che senso possa avere continuare una guerra infinita. e in piena Europa, per restare fedeli a un dettato ideologico che confligge clamorosamente con i valori cristiani e della Costituzione, con la Realpolitik e con i bisogni reali della gente, a cominciare da quello primario della sicurezza già abbastanza compromessa di suo per altri fattori. Ma questo è un altro argomento, e dunque ci fermiamo qui.

 Enrico Tedeschi

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