Guardia Piemontese: abitanti 1840 secondo il censimento del 2023. Unica isola linguistica occitana nella provincia di Cosenza- Celebrati quest’anno gli 850 anni dei Valdesi in Movimento con sede a Torino.
La lunga e tormentata storia di un popolo sfuggito alle persecuzioni in Francia nel XII secolo girovaga per l’Europa; alcuni gruppi giungono in Calabria, dove purtroppo nei secoli successivi i loro discendenti troveranno una morte violenta ad opera dell’Inquisizione nel 1560-61.
COS’E’ IL VALDISMO – Per intenderci, è una confessione protestante. Le meraviglie della nostra Penisola sono sempre dietro l’angolo; stupirsi, è dire poco; meravigliarsi è sinonimo dello stesso termine. Come non approfondire certi luoghi per curare l’anima sempre affamata di conoscenze.
Lo spunto me lo ha fornito l’amico fotoreporter amatoriale Rocco Lamparelli di Ruvo di Puglia, con cui sono in contatto da molti anni. Proprio attraverso i suoi scatti sono rimasto affascinato e catturato dalle immagini che ha postato sulla sua pagina. Grazie a lui sono entrato in contatto con la coordinatrice del Centro Culturale “Gian Luigi Pascale” Gabriella Sconosciuto, la quale durante l’intervista telefonica si è resa disponibile a raccontare la storia dell’antica comunità valdese che giunse in Calabria nel XII secolo stabilendosi nel territorio.
IIL MOVIMENTO VALDESE, secondo antiche fonti storiche, nacque nel sud-est della Francia, nel XII secolo ad opera di Pietro Valdo di Lione, detto Valdès, in contrapposizione alla chiesa cattolica che si era macchiata di corruzione nei costumi e nella fede negando così l’autorità del Papa. I seguaci di questo movimento, purtroppo scomunicati, furono costretti ad emigrare nel centro dell’Europa trovando rifugio maggiormente nelle valli delle Alpi piemontesi, svizzere, ed austriache. Si presume, come detto innanzi, che l’arrivo dei Valdesi in Calabria sia intorno al XII-XIII secolo.
Altri gruppi invece in una seconda ondata, grazie all’accoglienza ricevuta dal re Ferdinando II di Napoli nel XV secolo, si stabilirono nell’attuale territorio che ricordava grossomodo i loro luoghi di provenienza, a cui si aggiunsero le terme in seguito denominate “luigiane” (1850); fu dato detto appellativo in onore del Principe Luigi Carlo di Borbone conte di Aquila per aver sponsorizzato il luogo per cure terapeutiche su interessamento del medico napoletano Giovanni Pagano.
La località termale è nota anche come Petra Majura, in seguito chiamata “Scoglio della Regina” a ricordare il soggiorno della regina Isabella di Francia per curare un suo disagio (una leggenda narra che fosse sterile, e le cure termali le avrebbero favorito la fertilità).
Il loro insediamento nel territorio fu assolutamente pacifico e privo di altra finalità se non quella religiosa; in sintesi il loro movimento sposava la fede evangelica che sfociò nel 1532 nella Riforma protestante , il cui proselitismo si diffuse maggiormente in Germania con il famoso Martin Lutero.
COMUNITA’ VALDESI IN CALABRIA – Questi gruppi valdesi portavano con sé lingua, usi e costumi molto diversi dal luogo di accoglienza. Le località dove trovarono la loro pace interiore e si sparpagliarono per trovare il loro sostentamento oltre a Guardia furono Montalto Uffugo, Vaccarizzo, San Vincenzo La Costa e San Sisto dei Valdesi. L’aggiunta “Piemontese” sta a significare la loro origine dalla provincia di Torino: Val Pellice, Val Chisone, Valle Germanasca e Torre Pellice.
Tuttavia, questo antico borgo, situato sulle rive del Tirreno prima di assumere la denominazione definitiva, è stato indicato dapprima col nome di Casale di Fuscaldo, poi Guardia Fiscalda, Guardia dei Valdi, Guardia Lombarda, e infine Guardia Piemontese.
STRAGI DELL’INQUISIZIONE IN CALABRIA– PULIZIA ETNICA – La storia delle comunità valdesi in Calabria è intrisa di fatti spregevoli da parte del Vicereame di Napoli e del tribunale ecclesiastico dell’Inquisizione molto attivo nel 1500 che si macchiarono di eccidi, torture a danno di donne, uomini e bambini; persone mandate al rogo, come Gian Luigi Pascale (16/9/1560), perché non vollero abiurare il loro credo.
Una storia triste che ha lasciato profonde ferite nelle loro comunità, di cui si voleva il loro totale annientamento; oggi si parla di un termine molto più ignobile che rende l’idea: pulizia etnica; disegno che fu voluto proprio dal Tribunale dell’Inquisizione e dai Papi Paolo IV e poi Pio V dell’epoca. Fu imposto di sostituire la loro lingua, l’occitano, con quella italiana; i valdesi non potevano sposarsi tra di loro, ma combinare matrimoni misti con gli italiani; e per renderli più riconoscibili fu disposto di indossare un abito giallo con una croce rossa sul petto. Una vicenda contemporanea che richiama alla memoria quella dei nazisti che mettevano la stella di Davide sul petto degli ebrei.
Le stragi di cui si macchiarono i feudatari Marino e Ascanio Caracciolo su sollecitazioni dell’alto Inquisitore Antonio Ghisleri, divenuto poi Papa Pio V, fu un orrendo genocidio a danno di diverse migliaia di persone che furono catturate e squartate come agnelli.
Luogo di tale efferata repressione fu la porta d’ingresso a Guardia, in seguito chiamata “Porta del sangue”. Stesso “modus operandi” fu eseguito nelle altre località vicine dove erano presenti altre comunità valdesi.
LA CHIESA DI ROMA HA CHIESTO PERDONO – I numerosi scrittori che ne hanno parlato facendo ricerche negli archivi nazionali ed internazionali hanno raccolto e pubblicato una messe di documenti tanto da produrre una copiosa e corposa letteratura a riguardo.
A distanza di oltre cinque secoli la Chiesa di Roma ha chiesto perdono; lo ha fatto Papa Francesco il 22 giugno 2015 con queste testuali parole: Da parte della Chiesa Cattolica vi chiedo perdono. Vi chiedo perdono per gli atteggiamenti e i comportamenti non cristiani, persino non umani che nella storia abbiamo avuto contro di voi. In nome del Signore Gesù Cristo, perdonateci.
I discendenti di questi coraggiosi e indomiti perseguitati sono molto orgogliosi e fieri del loro passato storico. Conservano tutt’oggi la lingua occitana; sappiamo molto bene storicamente che è l’antica lingua franco provenzale indicata in letteratura come “lingua d’oc”/Linguadoca, utilizzata maggiormente nel sud della Francia, per intenderci da Marsiglia verso i Pirenei.
Il Centro Culturale “Gian Luigi Pascale” di Guardia Piemontese è sede del museo di storia valdese, del laboratorio di tessitura e di tutela della lingua occitana. L’arte tessile dei valdesi di Calabria e dell’abito Guardiolo sono uno straordinario esempio della loro tradizione. Una ventina di abiti tra giornalieri e nuziali sono spesso esposti in tutta Italia in occasione di eventi culturali. Oltre al recupero dell’abito Guardiolo, il laboratorio è oggi un centro di produzione di manufatti tessili di alta qualità, realizzati attraverso l’impiego di telai manuali e fibre naturali come la canapa, il lino, la seta, il cotone e la ginestra.
MUSEO DI STORIA VALDESE E DELL’ABITO GUARDIOLO – Guardia Piemontese – continua Gabriella Sconosciuto – si differenzia dai rimanenti paesi del Sud d’Italia per l’origine degli abitanti (unico paese fondato dai valdesi); per l’abito (unico nel suo genere); per la lingua (unica minoranza occitana del Sud Italia).
Nella prima sala del museo si possono ammirare un’esposizione di oggettistica contadina e una selezione di testi sul valdismo. Nella seconda sala vi sono i preziosi abiti guardioli in tessuto “damadoro”. Inoltre viene presentata la lingua occitana, che come detto innanzi è una lingua romanza, derivata dal latino, come l’italiano. Vi è un’interessante cartellonistica che tratta il movimento valdese da Pietro Valdo ai giorni nostri. Vi è una serie di pannelli che illustrano i “sentieri valdesi”.
L’abito guardiolo è stato indossato sino al 1991 dalle anziane del centro storico. Dalle ricerche fatte sui testi di cui si è a conoscenza e da quelle effettuate nei musei e nei luoghi di provenienza delle genti valdesi giunte in Calabria, nonché presso i paesi interessati dal valdismo in Calabria, non sono emerse similitudini con gli abiti dei luoghi oggetto delle ricerche. In nessuno altro luogo delle comunità valdesi è stata riscontrata traccia del “penaglio”, il singolare copricapo che caratterizza l’abito guardiolo.
VISITE ESCURSIONISTICHE SUI SENTIERI VALDESI – Grazie al progetto “Alla Riscoperta dei Sentieri Valdesi in Calabria”, finanziato con i fondi otto per mille della Chiesa Valdese, è possibile percorrere i “Sentieri Valdesi”; tracciati che collegavano i vari paesi valdesi. Sono un vero e proprio museo all’aperto di interesse internazionale. La parte dei sentieri interamente percorribile interessa i territori di Cetraro, Acquappesa, Fagnano Castello, Guardia Piemontese, Fuscaldo e Montalto Uffugo.
FESTIVAL DELLE RIFORME CULTURALI – Il Centro Culturale – aggiunge Gabriella Sconosciuto – organizza il Festival delle Riforme Culturali che è diventato riferimento nazionale e internazionale. Il Festival intende privilegiare l’incontro autentico, di qualità, tra persone motivate; il confronto, il dialogo e l’approfondimento di temi di grande rilevanza che il Festival, di edizione in edizione si sforza di collegare intimamente tra loro: il diritto alla diversità, la democrazia culturale, lo sviluppo sostenibile; la tolleranza religiosa, la tutela dell’ambiente e la valorizzazione del paesaggio. Infine Guardia – conclude Gabriella Sconosciuto – mira a divenire un incubatore di modelli diversi per la protezione del patrimonio storico, religioso, linguistico, culturale, naturalistico e paesaggistico.