“Gestione di rifiuti non autorizzata” è il reato contestato dalla Magistratura tarantina a seguito di un’ ispezione dei Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce. I Magistrati tarantini hanno disposto, quindi, l’ennesimo sequestro di un’area del siderurgico di Taranto.
La notizia pubblicata oggi sulla Gazzetta del Mezzogiorno con un articolo di Francesco Casula, per noi ecologisti della provincia di Taranto, non è una novità: sono anni che denunciamo, con comunicati, conferenza stampa e con esposti depositati in tribunale quanto è emerso oggi.
Lo stesso ambientalista e giornalista Luciano Manna è sotto processo per calunnia per aver denunciato, quattro anni fa, quanto oggi riportano le cronache.
Fino ad oggi, le nostre informazioni erano ufficiose, noi di Europa Verde-Verdi della provincia di Taranto, abbiamo sempre ipotizzato che quell’azienda non si è mai dedicata solo alla produzione di acciaio, infatti, siamo sempre più convinti che l’area del siderurgico, in realtà, sia una gioiosa “area protetta” con l’unico scopo di favorire la distruzione dell’intero territorio, dell’intera città di Taranto, dell’intera provincia di Taranto.
I dubbi restano nel ricordare tutti i decreti “salva Ilva e salva dirigenti Ilva” per confermare quel particolare “interesse nazionale” per il siderurgico di Taranto.
Come Europa Verde-Verdi della provincia di Taranto, proponiamo, ancora una volta “Il piano Taranto”, presentato nel 2013 in Parlamento: ovvero chiusura del siderurgico, bonifica dell’intera area, dei territori e delle falde contaminate negli anni dall’inquinamento ed, infine, una riconversione ecologica dell’economia provinciale per una decisiva ed etica crescita dell’occupazione. Ricordiamo che i fondi europei tra i quali il Just Transition Fund possono sostenere il cambiamento e tutelare tutti, abitanti, lavoratori e imprenditori onesti.
Gregorio Mariggiò.
Co-portavoce provinciale di Taranto Europa Verde – Verdi
Fulvia Gravame
Co-portavoce regionale Europa Verde – Verdi Puglia