Oggi, nella giornata contro la violenza sulle donne, facciamo nostre le parole di William Shakespeare e gridiamo basta a ogni forma di sopruso
Donne, con l’orgoglio di esserlo, con la rabbia per i tanti soprusi che costellano questo universo al maschile. Donne, donne allo specchio, donne che si raccontano nella loro sofferenza. Donne velate, frustrate, mutilate, percosse, uccise. Private di quell’orgoglio di un identità offuscata dai ruoli che una società ancora patriarcale impone.
Vittime di delitti perpetrati senza un perché, di stupri, di soprusi sociali che le sviliscono al ruolo di oggetti. Protagoniste, oggi, 25 novembre, di una giornata che dovrebbe indurre alla riflessione, che dovrebbe tracciare il percorso verso un cambiamento radicale di mentalità.
Sono tante, sono troppe quelle che cadono sotto i colpi del maschio padrone. Sono tante, ovunque.
E la casistica sale sempre di più.
Una storia al maschile
A lungo demonizzate, colpevoli di aver offerto quella mela, divenuta il simbolo stesso della tentazione, siamo ancora vittime di re detronizzati, gelosi di quel potere che sentono sfuggire loro dalle mani. Pronti a colpire, umiliare gli ’ oggetti’ del loro piacere.
Streghe, ammaliatrici, ma soprattutto peccatrici, siamo state nella Storia il lato oscuro del maschio, che ora non sa accettare il nostro riscatto, la nostra identità di persone, oltreché donne.
E la violenza è l’unica arma che questi re senza corona conoscono. Da sempre, in ogni parte del mondo.
Dall’Occidente all’Oriente soffia il vento gelido della discriminazione di genere, perché è la storia stessa, fortemente legata a manipolazioni culturali o anche religiose, che ci ha condannato al ruolo di ‘tentatrici.
La situazione in Italia
Mi piacerebbe poter dire che qualcosa è cambiato, che il rispetto, anche tra donne, domina il quadro sconfortante di quest’umanità governata dal sopruso e dalla violenza, ma i dati relativi a questo 2024 sono sconcertanti., anche in una nazione che si professa civile come l’Italia.
Sono infatti 99 le donne uccise in Italia dal 1° gennaio 2024 al 18 novembre. Una ogni tre giorni.
In prevalenza vittime mature, uccise all’interno delle mura domestiche dal proprio compagno o dal marito, ma anche per le strade. Ovunque.
Un copione che appare già scritto da anni di violenze inaudite che tante donne subiscono nel silenzio, nella paura di denunciare.. Quasi rassegnate a percorrere un tunnel senza via d’uscita- Un tunnel che le può portare alla morte.
Ma il dato ancora più preoccupante è l’incremento di vere e proprie stragi domestiche. Forse stragi che si potrebbero evitare. E le conseguenze di queste stragi, di questi femminicidi, sono lì, scritte sui volti dei familiari delle vittime: paura di dimenticare, terrore di ricordare, ma anche urgenza di commemorare.
Perché le voci, le denunce non rimangano sospese nel limbo dell’indifferenza e i nomi, i volti delle vittime siano scolpiti nel ricordo, oltreché nel rimpianto.
L’educazione al rispetto
Mi piacerebbe poter dire che questa società non ci propina immagini oggettivanti di donne ammiccanti ed evocatrici di paradisi sessuali senza freni o inibizioni, che hanno un’influenza considerevole sulle fragilità di molti maschi, anche di giovane età.
Vorrei credere che la componente genitoriale sappia inculcare nei propri figli quell’amore per il rispetto che dovrebbe disciplinare i rapporti con l’altro sesso. Ma la realtà vanifica ogni mia speranza. E l’incremento di stupri ne è la prova.
La donna, dunque, un oggetto! Oggetto di piacere, da dominare anche in gruppo
Un grido di ribellione
Non solo oggi, ma sempre, ovunque è ora di dire basta, di rompere quel silenzio, fatto di vergogna e di paura che per anni, secoli ha accompagnato il nostro cammino.
Un grido unico, che unisca le voci di tutte le donne del mondo che ancora subiscono. Spose bambine, donne costrette a prostituirsi, donne mutilate , donne percosse, donne barbaramente uccise.
Uniamoci, dunque, nella lotta contro i pregiudizi di una società ancora al maschile, orgogliose di essere noi. Orgogliose di essere donne