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Federigo Tozzi – Tre croci

Bizzarrie della rete. Federigo Tozzi, attenzione alla ‘g’, del nome perché se mette la ‘c’ finite nella pagina di Federico Tozzi un trombettista di Prato, e lasciamo perdere Umberto Tozzi amato dai tenegers. Invece il nostro giovane autore, e lo definisco cosi perché muore a 37 anni, nel 1920, è ricordato per tre libri pubblicati in vita ed altri postumi. Tre croci è l’ultimo dei tre scritto nel 1918.

La vita di questo autore, nelle sue vicende familiari ricalca un po’ quelle legate al padre padrone di Gavino Ledda, tale infatti è il suo autoritario e violento genitore, di origini e mentalità contadine dell’agro intorno a Siena.

Il padre gestisce anche una trattoria: ” il sasso all’arco dei Rossi ” e un podere fuori le mura.

Questo è il mondo destinato a Federigo, volere o volare. Rubava il tempo per correre in biblioteca, poi il seminario e poi di là cacciato.

Sarà questa difficile situazione di partenza, che scatena violenti conflitti, a forgiare un carattere rissoso che lo portò ad una vita scapestrata e disordinata che lo indusse a dissipare anche la fortuna ereditata dal padre.

Si può dire che è un figlioccio di Pirandello, dal punto di vista letterario, perché il grande siciliano lo segue e crede in lui, come crede in lui il critico Giuseppe Antonio Borgese, che pubblicherà le sue opere postume.

Una riflessione generale: la genialità ed il talento anche in situazioni difficilissime esce sempre fuori.

La sua produzione, sia pur modesta in quantità, è stata rivalutata, molto tempo dopo, dalla critica identificandolo come scrittore di stampo profondamente psicologico e vicino al simbolismo, paragonandolo a livello europeo alla prosa di Kafka e Dostoevskij.

Giorgio Van Stratten scrittore, nell’introdurre il libro invita i lettori: ” leggete questo libro senza prevenzioni, scoprirete che Federigo Tozzi può rivolgersi ancora a noi, non solo e non tanto attraverso il diaframma dell’approfondimento critico, ma con quella confidenza diretta che hanno sempre i libri quando sono dei grandi libri”. Che poi è la filosofia di questa soffitta di libri.

Il libro lo leggete qui

Secondo quanto riporta un blog che ricerca storie intorno ai libri pare che Tozzi, per scrivere questo racconto, si sia ispirato ad una storia vera che aveva già trattato in un articolo per “ La Vedetta Senese”: la storia di Niccolò e Enrico Torrini, due fratelli che sopravvissero per tre anni al suicidio del terzo fratello Giulio, un antiquario-libraio sopraffatto dai debiti.

Nel libro si trasformano in Giulio, Niccolò e Enrico Gambi.

Ereditano una libreria nel centro di Siena. Per le difficoltà economiche sono costretti a firmare delle cambiali.

A garanzia dei loro debiti c’è un amico, il cavalier Nicchioli. Ma non avendo più credito, falsificano la firma del loro amico per recuperare altro credito. La verità viene a galla e la vergogna cade sulla famiglia.

Non vado oltre per invitare alla lettura per capire come va a finire. Una storia attualissima nella crisi mondiale dei mutui, delle finanze astruse ai più deboli che soccombono al potere del denaro.

Esiste in rete anche un audio-libro, però a pagamento. Un piccolo brano per capire il tenore del racconto. Insomma da leggere o ascoltare. Che volete di più? La soffitta dei libri è anche questo.

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