La giunta del Myanmar ha respinto la richiesta dell’ex primo ministro cambogiano Hun Sen di colloqui con la leader democratica Aung San Suu Kyi detenuta da quando è stata deposta da un colpo di stato all’inizio del 2021, che ha gettato la nazione del sud-est asiatico nella guerra civile. Suu Kyi sta scontando una condanna a 27 anni comminata da un tribunale della giunta, dopo un processo condannato dai gruppi per i diritti come una farsa per escluderla dalla politica. Mentre l’esercito ha giustificato il suo colpo di stato sostenendo che le elezioni tenutesi nel novembre 2020 erano state truccate e che la cacciata di Suu Kyi avrebbe preannunciato un nuovo voto, che finora non si è concretizzato.
Myanmar: giunta respinge colloqui con Kyi
Hun Sen, che ha governato la Cambogia per quasi quattro decenni prima di dimettersi l’anno scorso, ha tenuto martedì colloqui video con il capo della giunta Min Aung Hlaing mentre l‘esercito del Myanmar lotta per sedare la diffusa resistenza al suo governo. Un movimento di protesta si è gradualmente trasformato in una resistenza armata di base che si è combinata con gli eserciti delle minoranze etniche esistenti nelle zone di confine del Myanmar, creando la sfida più significativa per l’esercito degli ultimi decenni. Finora, la giunta ha respinto numerose richieste di leader e diplomatici stranieri di incontrare Suu Kyi, anche da parte del blocco regionale dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (ASEAN). Tuttavia, l’ASEAN, ha guidato gli sforzi per trovare una soluzione diplomatica al crescente conflitto in Myanmar, con scarso successo. Il portavoce militare Zaw Min Tun ha detto che “non c’è motivo di facilitarne i colloqui in questo momento” mentre la giunta si concentra sulle elezioni promesse. Intanto si è rinviato più volte il calendario per tenere nuove votazioni. A marzo, il capo della giunta Min Aung Hlaing ha affermato che potrebbe non essere in grado di tenere votazioni a livello nazionale poiché fatica a schiacciare l’opposizione al suo governo.
